L’estate torbida

L’estate torbida

L'estate torbida di Carlo Lucarelli

Il Commissario De Luca è alla macchia nella speranza di non finire nella rete dei partigiani che gli chiederanno di dover pagare per le funzioni svolte durante il periodo fascista, quando viene riconosciuto da un partigiano che anziché denunciarlo decide di avvalersi della sua professionalità riconosciuta per risolvere un complicato caso di pluriomicidio.

Una famiglia poverissima viene trovata sterminata nella sua casa, anche il cane è stato ucciso, senza che ci siano spiegazioni plausibili su tanto accanimento verso delle persone ritenute innocue e lontane dal fervore politico che in quegli anni ha portato ad esecuzioni sommarie.

De Luca è completamente alla mercè di Leonardi, che potrebbe denunciarlo in qualsiasi momento, ma la sua curiosità lo spinge ad aiutarlo seriamente.

Se prima le indagini di De Luca erano frenate dalla politica fascista, adesso allo stesso modo non può indagare seriamente sui partigiani che si sono distinti per la libertà del paese. Agiscono intoccabili alla caccia dei simpatizzanti fascisti, requisiscono i loro beni, fanno giustizia sommaria. E pace se qualcuno di loro si arricchisce improvvisamente.

Così quando De Luca e Leonardi sono sempre più convinti che nell’omicidio della famiglia siano coinvolti un gruppo di partigiani che recentemente hanno fatto irruzione nella villa di un Conte della zona, i loro movimenti vengono tenuti sotto controllo, vengono velatamente minacciati, si scontrano con l’omertà della gente e la soluzione del caso diventa sempre più difficile. Ma non impossibile.

La trama di questo romanzo è meno politica del precedente “carta bianca” e molto più gialla. Leggendolo si è ugualmente incuriositi per la soluzione del caso e per il destino del Commissario De Luca.


Un paragrafo significativo per L’estate torbida

De Luca nascose le mani sotto il tavolo perché non si vedesse che era nervoso.

– Sono di passaggio, – disse, – vengo da Bologna e mi fermo un po’ qui per…

– Di passaggio per dove?

– Vado a Rimini e poi a Roma. Ho un lavoro che…

– Perché non ha preso il treno?

– Ecco, io…

– Learco, scusa… – cercò di intromettersi il sindaco, ma Carnera non lo guardò neppure.

– Ce li ha i documenti?

– Ecco, io…

– Learco…

– Mi faccia vedere i documenti.

– Learco, Dio bono! – Bedeschi, il presidente dell’Anpi, alzò una mano, con uno scatto, – c’è già Guido che comanda la stazione di polizia! Lascialo fare a lui questo mestiere!

Carnera non disse nulla ma non tolse gli occhi da De Luca che cercò di sorridere, impacciato e per darsi un contegno prese il bicchiere di vino rosso che un altro, vicino a lui, gli aveva versato.

– Eh, ingegnere, – disse Savioli o Saviotti, – dovrebbe venire a lavorare qui, altro che a Roma! Qui sí che c’è da fare… il fronte è stato fermo sul fiume e per due mesi ci siamo presi le cannonate di tutti, tedeschi, inglesi e polacchi. Non c’erano praticamente piú vetri in paese. Ma noi ci siamo dati da fare…


La presentazione ufficiale per L’estate torbida

Nella campagna romagnola si consuma un delitto selvaggio e crudele. Troppo selvaggio e troppo crudele perfino per quel periodo dell’immediato dopoguerra, nel corso della prima estate senza fascismo, che non dovrebbe essere cosí torbida, e invece lo è. Allora per risolvere questo caso efferato il commissario De Luca può tornare utile al brigadiere Leonardi, che ricorda di averlo incontrato durante l’altra sua vita, quando era «il miglior poliziotto d’Italia», mentre ora il suo nome è finito nella lista dei criminali fascisti e i partigiani vogliono fargli la pelle. Leonardi potrebbe denunciare De Luca, invece lo costringe ad aiutarlo nelle indagini: ha bisogno della sua bravura e della sua conoscenza di un passato ancora vivo per trovare lo spietato assassino che ha ucciso a bastonate un’intera famiglia.

L'estate torbida di Carlo Lucarelli

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L’estate torbida ultima modifica: 2020-02-12T18:37:32+01:00 da Blogs Da Seguire