Il borghese Pellegrino

Il borghese Pellegrino

Il borghese Pellegrino di Marco Malvaldi

Il borghese Pellegrino di Marco Malvaldi

Pellegrino Artusi torna ad essere protagonista di un romanzo di Marco Malvaldi nel ruolo di un particolare Watson confidente e consigliere nel corso di un’indagine per omicidio condotta, come in Odore di chiuso, dall’ispettore Artistico, nel ruolo dello Sherlock Holmes nostrano.

Ci sarà modo in questo romanzo di scoprire diversi aneddoti storici interessanti (ad esempio il professor Mantegazza ed i suoi studi sono realmente esistiti) sia della vita dell’epoca (siamo nel primo ‘900) sia delle ricette e della vita del buongustaio Artusi.

Ma prima di tutto Il borghese Pellegrino è un giallo, o forse una commedia gialla, divertente ma pur sempre con un omicidio ed un assassino da smascherare.

In una riunione d’affari nel castello di un’azienda agricola moderna (per il tempo) un funzionario statale viene rinvenuto morto nella sua camera chiusa a chiave. Non ci sono altre uscite se non la porta della stanza e nessuno pare avervi avuto accesso.

Eppure sono tutti convinti che si tratta di un omicidio, nonostante le condizioni di salute della vittima erano tutt’altro che buone.

L’Ispettore Artistico, con i consigli di Pellegrino Artusi e del Professor Mantegazza, dovranno interrogare gli ospiti ed il personale dell’azienda per capire se esiste un movente ed un modo per arrivare alla stanza chiusa luogo del delitto.

Io sono un appassionato di questi romanzi storici, in cui la storia si immerge con metodo nel periodo storico e nelle sue usanze. Leggendo si scoprono tante curiosità, ormai dimenticate, che sono un plus da aggiungere ad una bella storia come quella raccontata da un sempre più apprezzato Marco Malvaldi.



Un paragrafo significativo per Il borghese Pellegrino

Se l’ispettore Artistico avesse dovuto aprire un’indagine per tutti i vecchietti che tiravano il calzino nel sonno, non avrebbe avuto tempo nemmeno per andare in bagno. Altro che prendere armi e bagagli e partire da Siena la domenica mattina.

Purtroppo, non era lui che decideva. Erano arrivati ordini dall’alto che richiedevano la sua presenza, emanati direttamente da un senatore del Regno di cui l’ispettore era sincero e fedele servitore. Del Regno, non del senatore. Anzi, se avesse potuto, lo avrebbe preso volentieri a calci in quella parte del corpo che usava per accomodarsi sugli scranni.

– Di sicuro, però, qualcosa di strano c’è.

– Di strano o di criminoso?

– Temo quest’ultimo. Non posso saperlo con certezza. Per questo ho chiesto di parlarvi adesso, prima che interroghiate tutti gli altri. Non so se qualcuno è entrato in camera del delegato D’Ancona mentre dormiva, ma di sicuro una o più persone vi sono entrate quando era già morto.

– Una o più persone?

– Allora, le cose stanno così. Stamattina, dopo che avevamo trovato il cadavere…

– Avevamo chi?

– Io, il mio maggiordomo Bartolomeo e il professor Mantegazza. Siamo entrati e abbiamo trovato cadavere il povero Everardo…

– Intendete il delegato D’Ancona?

Il Gazzolo guardò l’ispettore con l’aria di chiedersi quanti Everardi credeva che morissero quotidianamente nel castello di Campoventoso.



La presentazione ufficiale per Il borghese Pellegrino

Marco Malvaldi, che con Odore di chiuso aveva reso omaggio a Pellegrino Artusi nell’anniversario della morte (1911), celebra con questo romanzo il secondo centenario della nascita del grande gastronomo avvenuta nel 1820. Un perfetto «enigma della camera chiusa» con un protagonista d’eccezione, Pellegrino Artusi, prima in veste di sospettato, poi determinante per la soluzione dell’affaire.

Anno 1900. Serata a casa di Pellegrino Artusi, tra gli invitati Paolo Mantegazza, suo caro amico, professore di Fisiologia (e anche antropologo e scrittore) e Arturo Gazzolo, proprietario di una industria conserviera nel Casentino. Nel corso della cena si parla delle nuove tecniche di conservazione dei cibi, dal ghiaccio secco per i gelati al sottovuoto per le carni; Gazzolo vorrebbe avere il parere di Artusi su una nuova linea innovativa di manzo in gelatina che ha sviluppato proprio con le nuove metodologie e che è intenzionato a lanciare soprattutto nei mercati esteri, grazie alle nuove frontiere del commercio con l’Impero Ottomano. La carne, che prontamente il Gazzolo ha fatto recapitare all’Artusi per la prova d’assaggio, non risponde però alle aspettative: è troppo speziata, il sapore è ferroso e l’Artusi conta di riferirne al Gazzolo che l’ha invitato da lì a poco nella sua casa alle porte di Firenze insieme ad altri ospiti, fra cui politici, banchieri e l’immancabile Mantegazza. La cena scorre tranquilla e piacevole tra cibo e conversazioni, poi tutti si ritirano nelle loro stanze. Al mattino a colazione ci si accorge che qualcuno manca all’appello; uno degli ospiti viene rinvenuto morto nella propria stanza dove si era chiuso a chiave, un attacco cardiaco forse, ma il professor Mantegazza è dubbioso e si rifiuta di redigere il certificato… Marco Malvaldi ha costruito un perfetto «enigma della camera chiusa» con un protagonista d’eccezione, Pellegrino Artusi, prima in veste di sospettato, poi determinante per la soluzione dell’affaire. Gli anni della belle époque, gli intrecci tra politica e finanza che legavano l’Italia all’Impero Ottomano, il borghese Pellegrino, con la sua passione rivoluzionaria per la cucina, la familiarità con la chimica, il sentimento di unità nazionale che lo animava: gli ingredienti per un giallo colto, divertente e istruttivo.

Il borghese Pellegrino di Marco Malvaldi

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Il borghese Pellegrino ultima modifica: 2020-08-12T11:04:02+02:00 da Blogs Da Seguire