Gli ultimi passi del Sindacone

Gli ultimi passi del Sindacone

gli ultimi passi del sindaconeLa vita di un piccolo paese come Bellano è scandita da piccoli avvenimenti che rimangono nella memoria del paese. I giudizi ed i pregiudizi dei paesani sono importantissimi nella vita quotidiana e spesso i cittadini fanno gruppo comune contro la vittima di turno, rea solo di aver vissuto in modo diverso dal resto del paese.

Quando due giovanissime gemelle, nel vivere le proprie infatuazioni ed i propri sogni, si mettono un po’ troppo in vista per le abitudini dei cittadini di Bellano non sanno che si stanno marchiando come reiette per il resto della loro vita, indirizzando il loro destino verso amare vicessitudini, condannate e allontanate dal resto del paese, chi fisicamente e chi moralmente.

Il Sindaco Attilio Fumagalli, da tutti chiamato il Sindacone per le sue rotonde proporzioni, ha un’animo meno meschino, e per questo è amato da tutti, e non lascia che il suo giudizio sulle due giovani sia offuscato dalle dicerie di paese.

Il Sindacone vorrebbe aiutarle entrambe, ma il destino beffardo ha stabilito per lui una morte precoce il giorno della Vigilia di Natale, in situazione imbarazzante ed ancora una volta non gradita alla morale del paese.

Il Vicesindaco e gli altri assessori, vicini al Sindacone non solo per questione di Giunta, architettano così un piano per deviare la vista pregiudizievole dei bellanesi e fare in modo che il loro Sindaco resti amato da tutti ed abbia un giusto saluto funebre.

Come sempre nei romanzi di Andrea Vitali rappresentati su quelle sponde del lago di Como, i difetti e le particolarità dei vari personaggi influiranno in modo significativo sullo svolgimento della vicenda.

— un paragrafo significativo —

Il segretario Sottocornola non era tipo da chiedere grazie o favori.
Era la voce delle leggi che regolavano l’amministrazione pubblica e come tale quando parlava sembrava un libro stampato, non ammetteva discussioni o repliche.
Nessuno quindi l’aveva mai sentito cedere ai toni della supplica, cosa che invece era accaduta la sera in cui, dopo la visita del Fumagalli alla Cesetti, la giunta s’era riunita.
Aperta la discussione sul caso, il Sindacone aveva preso subito la parola e informato i presenti che, stante la situazione economica delle gemelle, si rendeva necessario inserirle nell’elenco delle persone aventi diritto al concorso spese per ragioni di spedalità, aumentando così il numero degli assistiti da centoventitré a centoventicinque.
«Dopo i ben noti eventi bellici, una si è allontanata e campa di espedienti per quanto se ne sa, l’altra invece sconta ancora le conseguenze di quello che possiamo definire un peccato di gioventù e si sostiene a malapena prestandosi a lavoretti occasionali», aveva comunicato.
Nel silenzio che era seguito all’uscita del sindaco s’era levata la voce del Sottocornola poiché a lui toccava far quadrare i conti. E i conti dicevano che con i fondi a disposizione era già difficile andare incontro alle necessità degli iscritti attuali.
«I quali», aveva sottolineato il segretario, «manco a farlo apposta sono quasi sempre ammalati.»
Pregava quindi, pregava!, i signori amministratori di riflettere bene prima di prendere una decisione avventata.
Il Fumagalli l’aveva guardato senza parlare. Lo stesso aveva fatto fissando uno per uno i suoi assessori.

— la presentazione ufficiale —

Ha un fisico ingombrante e una strana mania per le giunte comunali: qualcuno sospetta che nasconda un segreto.   Il soprannome di Sindacone gli era stato affibbiato quasi subito dopo le elezioni. Non aveva niente dispregiativo, anzi, sulla bocca di alcuni tendeva ad assumere una sfumatura affettuosa. Quando il Fumagalli ne era venuto a conoscenza non aveva fatto altro che scrollare le spalle. Se madre natura l’aveva fatto così, una ragione doveva esserci.   Attilio Fumagalli è un uomo pingue, anzi di più, soffre di obesità androide, nel senso che il grasso ce l’ha tutto attorno all’addome. Cinquant’anni, sposato con Ubalda Lamerti, senza figli, esercita in proprio la professione di ragioniere. Per vincere quel senso di vuoto che a volte lo aggredisce, più che per uno slancio ideale, si è dato alla politica nelle file della Democrazia Cristiana e sfruttando il giro della propria clientela è riuscito a farsi eleggere sindaco di Bellano. Per tutti, e per ovvie ragioni, lui è il Sindacone. L’attività istituzionale non lo occupa più di tanto. Oltre al disbrigo delle formalità correnti, riunisce la giunta ogni due mesi, due mesi e mezzo. Ultimamente, però, sotto questo aspetto, il Sindacone sembra aver impresso una svolta. Convoca la giunta ogni dieci giorni, a volte anche ogni settimana. Una voce o due all’ordine del giorno, una mezz’oretta di riunione e ciao. Ma oggi, 22 dicembre 1949, ha superato ogni limite: ha indetto una riunione per la sera della Vigilia di Natale. Per discutere di cosa? Di niente. Per scambiare gli auguri. E a più di uno degli assessori che si sono visti recapitare a mano la convocazione è saltata la mosca al naso. Per dirla tutta, al geometra Enea Levore è venuto il preciso sospetto che sotto a quella frenesia si nasconda qualcosa.

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admin-Salvatore

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Gli ultimi passi del Sindacone ultima modifica: 2018-10-11T19:41:59+02:00 da Blogs Da Seguire